San Michele caccia Lucifero
circa 1545
176 x 135 cm
olio su tela
Definito dallo stesso Lotto come «Pala de un San Michele con batere e caciare Lucifero» (nel Libro di Spese Diverse) il dipinto raffigura San Michele Arcangelo avvolto dal chiarore di una nube illuminata dalla luce divina e nell'atto, apparente, di «caciare» Lucifero in un abisso di tenebra. Dalle forme efebiche, il decaduto, o meglio il «decadente», nulla possiede dei tratti mostruosi con cui era stato raffigurato in precedenza e che lo caratterizzeranno in seguito. Un vero unicum, il Lucifero lottesco. Di Michele condivide tratti, lineamenti. E la pelle, così chiara, angelica, perché raggiunta, ancora, dalla luce.
Pur con la spada sollevata è intento a spezzare il bastone del nudo angelo ribelle, Michele sembra compiere piuttosto un gesto estremo di carità: l'offerta della sua mano sinistra, come a voler trarre lucifero a sé. Come a farsi strumento di salvezza. Anche se nudità, coda ritorta e mani aperte in un gesto di estrema difesa sembrano indicare un destino ormai segnato, scelto.
Nuvole, fronde, cespugli, dirupo. Un contesto di natura, un paesaggio esteriore, all'apparenza. Tuttavia, perfetta rassomiglianza tra le due figure e gestualità simmetricamente disegnata suggeriscono lo svolgersi di lotta e gesto caritatevole in un luogo interiore. Un cielo interiore. In quella nuvola che tanto somiglia a un cuore, l'istante della scelta, della libertà. Luce o tenebra. Bene o male. Nell'istante fissato da Lotto su questa tela il coesistere dentro la nuvola-cuore di bene e male. Indissolubilmente.