Sacrificio di Melchisedech

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Sacrificio di Melchisedech
circa 1545
172 x 248 cm
olio su tela
«Un quadro grande con il sacrificio del re et sumo sacerdote Melchisedech quando andò incontra ad Abraam che tornava con le vittorie dei suoi nemici». Così scrive Lotto nel suo Libro di Spese Diverse il 16 Marzo 1545 . Ma quella scena l'aveva già vista nel 1528, a Bergamo, mentre lavorava ai cartoni per le tarsie del coro di Santa Maria Maggiore. Lì aveva disegnato un'area in stile antico, con iscrizioni ebraiche. Ora la tavola sacrificale è in legno, e ricoperta da una tovaglia bianca, esattamente come nella Presentazione al Tempio, l'ultima sua opera, lì dove il ripiano è vuoto, libero, forse perché luogo e tempo nei quali il sacrificio è già stato consumato. Sorprende e incanta qui la vegetazione, che nella tarsia è contenuta, addirittura devastata nel proscenio, tutt'al più ridotta sfondo. Ora è rigogliosa, esaltata nella sua fertilità dalla presenza diffusa di conigli. E dalle zampe di elefante, usate come protomi a sostegno del tavolo sacrificale. Come racconta genesi 14, 17-19 e ne Melchidesech, il re di Salem, ad andare incontro nella valle di Sciavè ad Abramo, dopo la vittoria di Chedorlaomer. Su quel tavolo quattro piani e l'anfora contenente il vino, l'anticipazione del sacrificio eucaristico che avrebbe compiuto il Messia, il «sacerdote eterno». Colui che, come profetizzato nel Salmo 110, si presenterà «al mondo di Melchisedech». Due cortei. Sacerdoti e soldati. Densità di figure lati, come in Cristo e l'adultera, come nella Presentazione al Tempio. Ben distinti, eleganti e dei volti caratterizzati qui gli uni, marmaglia informe da anonima l'insieme degli altri , la soldatesca, vincitrice e vinta, senza possibilità di distinzione. Abramo che offre «la decima di ogni cosa». Melchisedech e Lot, il nipote di Abramo, i soli a gettare lo sguardo lo sguardo oltre i presenti, oltre la natura. Al cielo.
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