Presentazione al tempio

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Presentazione al tempio
circa 1555
172 x 136,5 cm
olio su tela
Così come l’Adorazione dei Magi, questo dipinto, che si è soliti indicare come l'ultimo (forse incompiuto?) di Lotto, non risulta citato nel Libro delle Spese Diverse e potrebbe essere stato realizzato dopo l’oblazione del pittore alla Santa casa (8 settembre 1554). Un'opera che interroga, fino a inquietare, per i suoi tratti enigmatici. Uno spazio pittorico duplice: sacrale e abitato l‘uno, in primo piano, coro sopraelevato e quasi disabitato l'altro. Utili a delineare lo sfondo dell'opera, del coro (quello della basilica lauretana dove dovevano essere collocate le opere di Lotto?), che ha volte a botte lunettata, lungo la curva dell’esedra si distinguono stalli lignei e continui e al centro uno scranno ornato di spalliera. Ai lati del vano , due scale per accedervi, con in cima a quella di destra un anziano barbuto (Lotto?) colto sulla soglia, nell'atto di accedere al coro. Le scale di sinistra invece continuano oltre il pavimento del vano per terminare in un matroneo dove, appena accennate, si distinguono tre figure femminili. L'altare ricoperto da una bianca tovaglia e poggiante su quattro piedi umani costituisce il centro della scena disegnata da Lotto nella sezione inferiore del dipinto. Nelle braccia di Maria, Gesù viene presentato al tempio, a Simeone, come narrato da Luca (ma qui non c'è Giuseppe). Con un gesto delle mani che ricorda quello dell’Annunciata lottesca di Recanati, il sacerdote sembra rievocare l'antico rito legato al capro espiatorio, prescritto da Mosè per il giorno dell'espiazione. E se il Bambino Gesù, «luce per illuminare le genti», è destinato ad assumere su di sé le colpe e i peccati dell'umanità, ecco svelato forse il mistero di quei piedi chiamati a sorreggere il tavolo. Ara sacrificale volutamente antropomorfa, perché essa stessa Cristo.
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