Nella parte mediana dell’opera, in posizione dominante, troviamo la Madonna in gloria con il Bambino, entrambi sorretti da un trono composto da ali di serafini. Tale raffigurazione si ascrive al tipo principale dell’iconografia mariana ortodossa, ossia a quello della Vergine Odeghétria (lett. “Colei che indica la Via”, chiamata così dall’icona-madre custodita un tempo in un Santuario di Costantinopoli tenuto da monaci-guida che avevano il compito di condurre nella visita i pellegrini ciechi che si recavano in quel luogo per chiedere la guarigione alla Madonna), tipo nel quale la Vergine viene raffigurata in posizione solenne mentre tiene in braccio il Bambino che benedice con la mano destra e al contempo regge una pergamena nella mano sinistra;
entrambi sono riconoscibili, tra l’altro, per il nome loro attributo intorno al capo in forma abbreviata con le canoniche lettere greche, che indicano rispettivamente “Madre di Dio” e “Gesù Cristo”.
Sopra di loro, in posizione laterale e sorretti da nubi, si trovano i simboli dei Quattro Evangelisti (Matteo-uomo, Giovanni-aquila, Marco-leone, Luca-vitello), mentre al di sotto si trovano otto figure emblematiche dell’Antico Testamento con cartigli (da sinistra a destra, Daniele, Aronne, Mosè e Davide da un lato, Salomone, Isaia, Ezechiele e un’ultima figura di incerta identificazione dall’altro).
Sullo sfondo si apre un ampio paesaggio, che si riferisce presumibilmente a quello lauretano, con la Chiesa di Santa Maria (la Santa Casa) sul lato destro e la città di Recanati a sinistra, paesaggio arricchito tra le altre cose dalla raffigurazione del Roveto Ardente, tema molto caro al mondo ortodosso perché ricollegato strettamente all’iconografia mariana.