L’iconografia della Vergine di Loreto è strettamente connessa con lo sviluppo della tradizione lauretana. Il più antico documento riferito alla Chiesa di S. Maria di Loreto, 1315, menziona un’immagine della Vergine con il Bambino esposta alla venerazione tra doni votivi, sul cui modello potrebbe essere stata esemplata la tavola bizantina con la Madonna in gloria e i profeti. Dalla fine del XIV secolo, fino all’ultimo decennio del XV, si diffonde l’immagine della Vergine Lauretana col Bambino in grembo dentro un’edicola o tempietto, circondata da angeli che ne sostengono le colonne, come illustrano il gruppo scultoreo in rame dorato eseguito agli inizi del XIV secolo e la tavola attribuita ad Angiolillo Arcuccio del secolo successivo. Queste rappresentazioni alludono al luogo dell’Incarnazione del Figlio di Dio da cui proveniva la reliquia, cioè Nazareth, dove si ritiene che i crociati avessero edificato un baldacchino per proteggere la Santa Casa, come attesta l’opera di Bonnano Pisano nel Duomo di Pisa risalente al XII secolo, che effigiò l’Annunciazione alla Vergine sotto un baldacchino. A seguito della diffusione della relazione scritta da Pietro di Giorgio Tolomei, detto il Teramano, che fu rettore del Santuario dal 1454 al 1473, gli artisti mutarono il racconto figurativo. Oltre ad esporre molti particolari, accertati dalle indagini archeologiche compiute tra il 1962 e il 1965, il Teramano narra che la Casa fu trasportata dagli angeli alla sua destinazione finale, l’odierna Loreto, dopo aver compiuto alcune soste intermedie, nel 1291 in “Illiria” e nel 1294 sul territorio recanatese. Il nuovo modulo iconografico raffigura dunque la chiesa con campanile a vela o la Santa Casa con tetto spiovente, sulla quale siede la Madonna con il Bambino, sorretta da angeli in volo (traslazione), che si trova rappresentato sia su tavola che su tela fino a tutto l’Ottocento.